
Rai Play rende omaggio a François Truffaut mettendo a disposizione gratuitamente su Rai Play 11 (undici) suoi film in versione integrale e restaurata con doppio audio e sottotitoli. Potete guardarli su Effetto Truffaut. Noi, nel nostro piccolo, ve li presentiamo a puntate. A poco più di 60 anni dal suo debutto con “I 400 colpi” ancora oggi Truffaut resta uno di quegli autori che sa toccare il cuore con ogni film. Perché Truffaut era veramente l’uomo che amava il cinema e e riusciva a portare sullo schermo tutto il suo amore per la vita. In questo capitolo “Jules e Jim”, “La calda amante” e “Baci rubati”.
“Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia, costruire un oggetto che è allo stesso tempo un giocattolo inedito e un vaso dove si disporranno, come se si trattasse di un mazzo di fiori, le idee che si hanno in questo momento o in modo permanente. Il nostro film migliore è forse quello in cui riusciamo a esprimere, più o meno volontariamente, sia le nostre idee sulla vita che le nostre idee sul cinema.”
Non staremo qui a raccontarvi chi era Truffaut, ma ci teniamo a presentarvi questo omaggio che la RAI gli attribuisce. Undici film rappresentativi della sua opera, undici film senza tempo, undici film in cui la macchina da presa di Truffaut rinchiude la vita e la rende grande e unica. Come la nostra che li stiamo a guardare.
L’omaggio di Rai Play a Truffaut in 11 film
“L’amore fugge” (L’amour en fuite), 1979
Con Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Marie-France Pisier, Dani, Dorothée, Daniel Mesguich, Julien Bertheau
Quinto e ultimo episodio dedicato ad Antoine Doinel. Il ragazzino inquieto de I 400 colpi, rivisto giovane e innamorato in “Antoine e Colette” (“L’amore a 20 anni”), tornato a Parigi dopo il congedo militare (“Baci Rubati”) e in crisi coniugale in “Non drammatizziamo…”, oggi è un simpatico trentenne con un lavoro nell’editoria. È in procinto di separarsi, ha un figlio pre-adolescente e una relazione semi-stabile con Sabine, commessa in un negozio di dischi.
A questa età, cosa di meglio che fare un bilancio, nell’ottica di una definitiva riappacificazione con sé e con gli altri, ripercorrendo sul filo del ricordo i momenti salienti della propria vita e delle proprie donne? L’occasione è data proprio dall’udienza finale di separazione da Christine (“la prima separazione consensuale di Francia”, tanto da meritare anche fotografi e un’intervista televisiva all’uscita del tribunale) e dall’incontro più o meno fortuito con Colette, l’amore dei 20 anni, oggi avvocato.
Scopriamo così che Antoine è autore di un libro di un certo successo (“Insalate d’amore”), romanzo autobiografico; del resto, non lo è tutto quello che uno scrive, che sia nella forma “sono nato il tal giorno nel tal posto” o “c’era un re che aveva tre figlie” (ok, questa non è mia; è di Borges)? Il film è la stessa cosa: il racconto della sua vita, according to Antoine; il che consente a Truffaut di cucire insieme frammenti dei vecchi episodi del ciclo Doinel; scene simili, ma “sbagliate”, perché Antoine così le ricorda (o quantomeno così dice di ricordarle, da gran bugiardo qual è, sotto l’incalzante correzione di Colette); di altri film dello stesso regista, (Mica scema la ragazza!, Le due inglesi, Effetto notte, L’uomo che amava le donne), che Antoine vede al Cinema, confonde con la propria vita, rivede ed immagina, tanto da portare qualche critico a parlare di “film-truffa”, con il sardonico Truffaut a dargli ragione.
L’amore fugge probabilmente è la certificazione definitiva della coincidenza tra Antoine e Truffaut, mai pienamente ammessa dallo stesso regista, anche perché Antoine è egualmente figlio del suo creatore, il regista, e del suo interprete, Jean Pierre Léaud: entrambi un po’ cialtroni, un po’ impauriti dalle responsabilità, molto egocentrici, profondi appassionati delle donne, ancor più che dell’amore.
Il lungo addio ad Antoine si conclude sull’ennesima dichiarazione di sfiducia del nostro sull’ipotesi che il suo nuovo amore per Sabine sia duraturo, ma pronto almeno a provarci (o a provare a crederci). Proviamoci, poi si vedrà!

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