
Per chi mi segue sui social sa che io prima di affrontare un argomento, di iniziare a scrivere un articolo, ne faccio un annuncio tramite Facebook e informo i miei amici su quello che tratterò.
Qualche settimana fa ho fatto sapere che avrei scritto un articolo su Franco Angeli, Jack Kerouac e Gian Maria Volonté.
In molti sono rimasti incuriositi, in realtà si potrebbe fare un parallelismo tra i tre, parlare di arte, di letteratura e di cinema negli anni sessanta, ma c’è un evento specifico che accomuna questi artisti del novecento.
Franco Angeli è stato un noto pittore italiano che ha movimentato la vita romana dagli anni cinquanta sessanta in poi.
Insieme a Mario Schifano e a Tano Festa formò la nota “Scuola di Piazza del Popolo”, così venivano indicati i tre giovani, scapestrati e creativi artisti.
Di lui, Goffredo Parise scrisse:
“Angeli è la bellezza e la grazia popolare romana. Non è facile mettere insieme quattro parole così: bellezza, grazia, popolare, romana. Ma Angeli è il prodotto misterioso e perfetto di queste quattro parole. È un fiore, fisicamente contemporaneo, storicamente estemporaneo, del Belli.”
Di Franco Angeli, oltre che le opere d’arte, erano noti gli eccessi: alcol, droga, storie d’amore tormentate (come dimenticare quella avuta con Marina Ripa di Meana?), le amicizie, le notti brave nella Roma del cinema, della dolce vita.
Fondamentale per la sua arte fu l’incontro con la pittura di Caravaggio.
Un giorno, mentre passava per via del Babuino a Roma, vide un uomo su un marciapiede fuori a un bar. Il tipo era malconcio, sanguinante e pieno di lividi, forse era anche ubriaco. Senza neanche sapere chi fosse, lo prese con sé e lo portò nel suo laboratorio in via Germanico.
Angeli stava lavorando a un quadro che si ispirava a Caravaggio, dal titolo “Deposizione”, una volta entrato nello studio e sistemato il nuovo conoscente, prese i pennelli e cominciò a dipingere; lo sconosciuto, che ormai si era ripreso, gli si avvicinò e iniziò a lavorare con lui al quadro.
Franco non si oppose e lo lasciò fare. Ne uscì un lavoro a tutti gli effetti a quattro mani, l’uomo meritava di apporre la sua firma sull’opera.
A lavoro compiuto Franco lesse il nome dell’aggredito e scoprì che si trattava di Jack Kerouac.
Strani incontri avvenivano in quegli anni a Roma, quasi al limite del mito e della leggenda.
Già questo basterebbe a concludere l’articolo amarcord, ma manca ancora il terzo personaggio citato in apertura e noto in quegli anni. Il quadro dipinto da Franco Angeli e dallo scrittore più noto della beat generation e degli anni sessanta, Jack Kerouac, fu acquistato dal grandissimo attore Gian Maria Volonté.
Che anni meravigliosi! Che belle storie da raccontare.
Racconti di un periodo aulico che ha segnato la svolta culturale del nostro Paese.

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