
Aveva un bel castello in campagna, con filari di uva, servitù e una buona biblioteca. Massimiliano amava quella biblioteca.
Un giorno scoprì la “Chanson de Roland “e mentre fuori Guglielmo il Conquistatore faceva una battaglia, lui lesse quell’opera, preferì concentrarsi sulle gesta di Rolando più che sugli spargimenti di sangue del re normanno.
Il giorno dopo scoppiò la guerra fra la Lega Lombarda e il Sacro Romano Impero. Federico Barbarossa scese in Italia e fece dei massacri, ma anche i comuni lombardi li fecero, e mentre il sangue si spargeva Massimiliano leggeva “La visione di Tungdalo”.
In Terra Santa divamparono le crociate, ma Massimiliano volle guardare più a oriente, lesse “Il Milione”. E poi, come un’epidemia scoppiò la guerra tra francesi e inglesi, ma lui preferì concentrarsi su “La Divina Commedia”.
Dopo la guerra tra francesi e inglesi, la guerra si spostò in Inghilterra con due rose insanguinate e lesse “Morgante” perché non c’era nulla di più bello che quell’opera.
Quando Martin Lutero diffuse l’eresia antiromana e scoppiarono guerre e disordini preferì leggere “La vita di Gargantua” e “Pantagruele”, invece quando ci fu la Guerra dei Trent’anni si disinteressò di tutto ciò concentrandosi sull’”Avventuroso Simplicissimus”.
In Europa, in Asia, ovunque scoppiarono nuove guerre e mentre si faceva quella dei Sette Anni preferì leggere “La vita e le strane sorprendenti avventure di Robinson Crusoe”. E poi ci furono le Guerre Napoleoniche, la Guerra di Crimea e le guerre in Italia, ma certo era meglio leggere “Guerra e pace”.
Il giorno dopo ci furono stermini inenarrabili, ma lui si interessò più che altro a “Il nome della rosa”. Scoccò un nuovo giorno, che per i più fu un millennio trascorso e le sabbie del vicino oriente si macchiarono di sangue fino a intridere il deserto di quell’umore, ma Massimiliano si discostò leggendo “Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra”.
Dopo che ebbe letto che Roberto Saviano aveva usato un frigorifero come salvagente dall’immondizia della Campania, Massimiliano si alzò dalla poltrona, erano undici giorni che leggeva e andò a vedere i filari di uva dopo aver salutato la servitù. L’uva cresceva bene, il sangue era un ottimo concime.

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