

“Ma grande come il mare” di Alfonso Signorini, edito da Mondadori, è una storia coinvolgente e fresca, rivolta a un pubblico prettamente giovane, ma interessato a quello che gli succede intorno.
È una versione moderna e rivisitata de “La Bohème”. Un gruppo di giovani artisti si trova a dover superare le selezioni per accedere al serale della nota trasmissione televisiva “Amici”.
Fervono i preparativi, la tensione è alle stelle e, alle paure per i risultati che potranno cambiare radicalmente le vite dei ragazzi, si aggiungono le angosce per le esperienze personali: intrighi, amicizie, amori, colpi di scena.
Lo stile è scorrevole, dinamico, chiaro, ma al contempo ricco di citazioni importanti, talvolta romantiche come quella su Pino Daniele, talvolta evocative e storiche come quella di Ninì Tirabusciò.
Il libro si fa leggere tutto d’un fiato, siamo curiosi di sapere se Rudy, Mimì, Carolina, e tutti gli altri supereranno le prove e andranno avanti nella gara.
È il romanzo giusto per chi è alla ricerca della grinta e della voglia di superare tutte le difficoltà.
Come nel melodramma di Puccini però anche qui c’è un finale sorprendente, quel colpo di scena che non ti aspetti mai e che si abbatte proprio così: con tutta la sua ferocia.
È una storia dolce quella che ci regala Signorini, che si destreggia con un pubblico di lettori giovane, ma che si fa leggere anche dagli young adult.
Le morti ci invecchiano. Sono schegge frenetiche di tempo. Sgretolano pezzi del mondo a cui apparteniamo, lo sbriciolano, lo spingono nel passato. Sono le morti a spostare in avanti il nostro tempo. Ci tolgono frazioni di presente, strappano pagine del nostro domani. Sì, ogni morte ci invecchia. Sono un attimo, quell’attimo in cui il tempo accelera, l’attimo avvelenato nel quale il tempo schizza, scappa in avanti. Guizza come una biscia che ti pare di aver visto, non ne sei certo, forse non era che un fruscio. E comunque è andata.
Le sensazioni sono state più che positive e ho avuto modo di apprezzare ancora di più il celebre giornalista.
In quegli ultimi passi è un libro che induce a profonde riflessioni e che ti obbliga a fermarti, a pensare. Quando meno te l’aspetti, quando tutto sta andando dannatamente bene, tutto può spezzarsi, interrompersi, perché noi siamo manichini al servizio del destino.
È un libro per i giovani, ma che farà piacere anche ai genitori dei più giovani, lo stile del giornalista scrittore presentatore è avvincente e coinvolgente. A me è piaciuto davvero molto.

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