

“L’enigma dell’abate nero” è il terzo libro della Secretum Saga ideata dalla penna di Marcello Simoni. Le due uscite precedenti sono state “L’eredità dell’abate nero” e “Il patto dell’abate nero”.
La lettura di questo libro è stata intrigante e appassionante per il racconto in sé e per l’incedere della narrazione. Lo stile di Marcello Simoni è difatti accattivante e ci permette di scivolare bene, di inserirci voyeuristicamente tra le parole delle sue storie.
L’autore privilegia le azioni, il racconto, c’è poco spazio per l’immaginazione, per il sogno. Gli ambienti vengono presentati per quello che erano, niente abbellimenti, i personaggi sono rudi, forse avrei preferito che si concedesse più spazio ad alcuni rispetto ad altri, una caratterizzazione più forte di Tigrinus, che potrebbe risultare affascinante ma non colpisce del tutto, uno svolgersi delle azioni più intrigato da amorosi sensi.
La storia d’amore c’è ma non sboccia, ahinoi.
Lasciando il nunzio di Bessarione da solo con le sue ansie.
Abile il personaggio di Bianca. Una figura femminile di tutto rispetto: scaltra, arguta, irriverente. Mi è piaciuta molto. Fa di tutto la nobildonna pur di raggiungere i suoi scopi, una donna che ha degli obiettivi e li persegue senza paura.
“L’abate nero?”, ripeté sua grazia con un’espressione inorridita. A quel punto Tigrinus annuì e, dopo essersi chinato su di lui, aggiunse: “Se quel nome vi dispiace, potete pure usare quello di Damiano de’ Medici”.
Gli intrighi di corte si svolgono al tempo di Cosmo de’ Medici e di suo fratello segreto, un’armata brancaleone parte alla volta di Ravenna alla ricerca di un oggetto misterioso e potente. Mentre Bianca persegue solo ed esclusivamente il suo interesse personale, gli altri partecipanti alla spedizione hanno ognuno un motivo di grande importanza, com’è il caso di Tigrinus, che ha un bisogno più nobile rispetto a quello dei suoi compagni di ventura.
Tra rocamboleschi colpi di scena, battaglie all’ultimo sangue, avvelenamenti e cospirazioni si snoda la storia che prosegue pagina dopo pagina con un ritmo incalzante. Non è più il Simoni dei primi testi, dall’incedere quasi esitante, è una scrittura pulita e accattivante che ti incolla alle pagine e ti lascia in attesa del prossimo incontro.

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