
Fuori dal finestrino
il sole che tramonta
occhieggia e sfugge,
tra le case e gli alberi neri.
Zaini e valigie
di viaggiatori senza nome
faticano il passaggio,
anche i piedi si frappongono ai pensieri.
Mentre ascolto la lingua italiana
in un accento a me straniero
che infastidisce e culla,
la vicina di posto si alza
e porta a spasso il suo sedere,
convinta della sua bellezza imperitura.
Una voce invita ai cibi preconfezionati del vagone accanto.
Nella litania delle notifiche,
arpiono le nuvole
oltre il diaframma del vetro,
sopra i rivoli netti e lucidi della campagna.
Il blu del cielo aumenta,
come su un’astronave galattica
si riavvolge il nastro del giorno.
Aspetto ancora qualche messaggio d’amore.

Perché non lasci qualcosa di scritto?