
Cerco di carpire
dove la falla inclemente
abbia portato
i sogni
quando,
all’avvicinarsi della sera,
si spegne del tutto
il clangore delle stelle…
Affondo
senza rumore,
porgendo l’orecchio al sonno.
Raccolti i pezzi di vetro,
messi in tasca con cura
mi accingo
a scalare montagne
con la cetra in spalla
(di tutto questo
non v’era traccia
nel pulviscolo di seta)
Affido con grazia usuale
le scarpe al vento,
cospargo
le strade d’incanti
costeggio la riva
sfuggendo al desio
E al riparo
mi sveglio,
imprudente…
Riaffiora la mente
al suono del riso,
frugando nel tempo
(che il cuore ha distorto)
granelli d’erba
fili di sabbia

Perché non lasci qualcosa di scritto?