

Non era previsto che scrivessi così tempestivamente anche la mia opinione sul testo, “Nosferatu”, scritto e disegnato da Paolo D’Onofrio, era in coda, ma contavo di leggerlo tra qualche giorno. Eppure, cominciandolo a sfogliare non ho potuto distaccarmene e l’ho letto con voracità, apprezzandolo pagina dopo pagina.
Il testo si presenta come la storyboard del celebre film omonimo, diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, e uscito in sala il 5 Marzo 1922.
Il film si ispira al celebre romanzo del 1897, Dracula di Bram Stoker, sebbene il regista ne avesse cambiato il nome del protagonista in Conte Orlok, questo non lo esulò da una denuncia per plagio dagli eredi dello scrittore.
Il libro si apre con una ricca prefazione di Ornella Balsamo, che ci racconta la storia del film di Murnau, ma non solo. Si lascia andare ad una sapiente digressione su un tema particolarmente caro al cinema: quello dei vampiri.
Personaggi affascinanti, da sempre fonte di interesse per la cultura popolare, ma non solo, intorno al mito di Dracula, sono infiniti i personaggi che hanno trovato ampio spazio nel mondo letterario, cinematografico, fumettistico. Non si contano gli omaggi dedicati alla figura del vampiro, che si nutre di sangue giovane, mantenendo inalterata la bellezza della sua pelle.
Figura talmente rappresentativa da meritarsi anche una sindrome tutta sua in psichiatria: vampiro energetico, definendo così quella vasta schiera di narcisisti patologici, che rubano energia alle loro vittime.
Murnau perse la causa e fu condannato a consegnare all’oblio la sua opera, distruggendone tutte le copie, in realtà il regista riuscì a metterne in salvo una consegnandola a noi posteri, questo film è diventato un cult, uno dei capisaldi del cinema horror ed espressionista, fonte di approvvigionamento costante per i fumettisti di tutti i tempi.
La regia di Murnau gioca molto sulle ombre, inquadrature dal basso, figure sinistre e spettrali che crescono fino a diventare giganti sui muri, angustiando il climax, esasperando la tensione, coinvolgendo il pubblico. Ansia che si staglia sui muri come densa muffa.
Il fumetto di Paolo D’Onofrio è un ottimo spunto di riflessione, non ho trovato moltissime notizie sull’autore in rete, ma mi sembra che sia la sua prima opera in cui sceneggia e disegna.
I testi sono puntuali, precisi, alcune vignette iconiche, l’ombra sulle scale tra tutte, mi è piaciuta molto la non distinzione in vignette nelle tavole, quasi delle scene sfumate, intrecciate le une nelle altre, i disegni sono buoni, il tratto è lieve, mi piace l’uso del carboncino sfumato che fa D’Onofrio, su una carta invecchiata di proposito dalle tonalità ocra.
Ottima come sempre questa edizione della NPE.
Il volume invoglia a rivedere il film e a ripercorrere attraverso il testo tutte le scene e a confrontarle con la pellicola.
Sembra che D’Onofrio abbia utilizzato l’antica tecnica del fermoimmagine ridisegnando le ambientanzioni, cosa che ha fatto storia nel mondo fumettistico e che dona un’aria antica.
Il volume è da consultare per gli appassionati del mito, da leggere per i giovani che si approcciano adesso al mondo horror, da custodire per coloro che sono appassionati al genere.

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