

Come lettrice compulsiva prima, e come critica letteraria poi, sono iscritta a diversi forum che hanno come argomento principale la letteratura, sia su Facebook, sia fuori da Facebook. E devo dire che l’esperienza è piuttosto entusiasmante, ci scambiamo consigli, titoli, informazioni, curiosità.
Gli argomenti più soliti sono: gli autori più commerciali che vengono proposti ripetutamente, le domande che ormai ricorrono ciclicamente, tra le quali: “Ma chi si celerà mai dietro il nome di Elena Ferrante – la geniale scrittrice di uno dei fenomeni letterari più importanti degli ultimi tempi?”, o i consigli agli indecisi di turno che non sanno a quale libro dare la precedenza; così passiamo il tempo e in realtà è tutto molto stimolante, eppure durante l’ultimo periodo dell’anno, quasi su ogni gruppo accade una cosa fastidiosissima: la vanitosa lista, redatta da alcuni utenti, che riporta con esattezza, in ordine di lettura, tutti i libri letti durante l’anno.
Un vero e proprio elenco asettico e senza sentimenti, perché la suddetta lista riporta solo i titoli dei libri e i rispettivi autori, senza nessuna informazione in più, e deve rigorosamente superare i sessanta titoli letti in un anno, altrimenti sei solo un povero sfigato.
Bello, eh?
La prima volta che mi è capitata una lista del genere davanti ho provato fastidio, non per la modalità in sé, ognuno fa ciò che meglio ritiene opportuno, ma per l’esclusiva ostentazione rivolta all’autoreferenzialità che il gesto in sé comporta.
Avessero, che ne so, apportato delle considerazioni personali, delle opinioni, delle valutazioni, il tutto avrebbe avuto anche un senso, ma così come uno sterile elenco, identico a quello che si fa quando si mette in ordine la propria libreria mi è apparso triste verso la letteratura, usata non come emblema della propria conoscenza, ma come motivo di vanto.
Leggere dovrebbe essere un piacere, è per questo che ho creato “Bookesque”, uno spazio in cui parlare solo ed esclusivamente di libri e di letteratura, ma non dovrebbe mai essere un motivo di merito, o di vanità.
Non so, per me è come se fosse più intimo mostrare con tanta superficialità questa lista, che delle foto del proprio corpo. Non so se rendo l’idea, la letteratura è qualcosa che va coltivata e nutrita. Va benissimo leggere, e ancora meglio leggere molto, ma nello stesso tempo andrebbe anche difesa.
Poi ognuno è libero di fare, e di mostrare ciò che vuole, ma perché ricercare così tanto il riconoscimento degli altri attraverso i libri?
Di solito cadiamo sempre in un discorso narcisistico di personalità, queste persone sentono il bisogno di mettersi in mostra, in un modo o nell’altro, di ottenere consensi, riconoscimenti e di essere accettati dal branco più per quello che fanno che per quello che sono.
Parto sempre dal presupposto che se tutti avessimo molto libero a disposizione lo passeremmo a leggere, in realtà questo assioma non vale proprio per tutti tutti, sarà che per indole non sono portata all’autocompiacimento preferisco sempre che siano gli altri a riconoscermi una minima capacità, e forse questo è un mio limite, dovrei riuscire anche io a mettermi di più in mostra, ma proprio non ci riesco, non fa per me, e neanche mi farebbe stare bene una cosa del genere. Eppure, c’è chi legge per tanti altri svariati motivi. Il mondo è bello perché è vario, o no?
Che poi può un numero determinare la capacità di lettura, di comprensione e di metabolizzazione di un testo? Credo di no.
Ci sono dei libri dai quali fatico a staccarmi quando smetto di leggerli, ho bisogno di un periodo refrattario piuttosto lungo per riprendermi da quel distacco, per allontanarmi da determinati personaggi, come mi sta succedendo in questo periodo con “Frankenstein” di Mary Shelley, solo quando ho davvero archiviato una storia sono pronta per un nuovo libro.
Approfondendo questo argomento ho scoperto che esiste una sorta di patologia, che può essere definita ‘bulimia letteraria’, che non consiste solo nel leggere ossessivamente, ma anche nell’acquistare e nel collezionare quanti più titoli.
Ne siete affetti?
Io sì, da entrambe assolutamente, continuo ad acquistare libri e ho una lunghissima lista in attesa, ma non riesco a pensarli come una sterile lista della spesa, ognuno di loro mi darà qualcosa. Che sia un saggio, una storia romantica, o un thriller psicologico.
Credo che per ogni cosa esista una giusta misura, e le liste continueranno ad esistere, per quanto mi riguarda, io dimentico puntualmente anche quella della spesa. E soprattutto vanità e letteratura possono procedere insieme?

Io non farei mai una lista dei libri letti in un anno, … sarebbe troppo corta e … mi sentirei emarginato. Ma quei pochi, … che gioia. A proposito di vendere l’anima al Diavolo, tempo fa avevo iniziato a leggere Doctor Faustus di Thomas Mann, devo assolutamente riprenderlo.
lettore affezionato? mi fa piacere!