

Ho visto il documentario sugli attentati di Parigi, “13 NOVEMBRE: Attacco a Parigi.”
Ho visto l’orrore, il terrore che ha scavato nel profondo tutte quelle persone. Ho tremato. Ho pianto. Non ho dormito la notte. Ho riflettuto. Mi sono chiesta “perché?”. Ho avuto voglia di abbracciare mia madre. Di ringraziare per non aver vissuto tutto quel dramma di persona. Mi sono arrabbiata. Ho ricordato.
La docu-fiction è stata presentata dal canale Netflix, nel giugno scorso, l’ho guardata in concomitanza dell’anniversario dei terribili attentati.
Ricordo perfettamente quella notte del 13 Novembre 2015, il pomeriggio mi ero trasferita definitivamente nella casa dove abito ed ero in pieno trasloco, avevo scatoloni ovunque.
Ero anche particolarmente felice in quel periodo, ero convinta di stare vivendo un grande amore.
Ricordo che per diverse ore non guardai i social network, i siti di notizie, stavo mettendo a posto le mie cose, riattivai il telefono verso l’una di notte e quello che mi capitò davanti agli occhi fu una situazione ai limiti della realtà, come se tutto il mondo stesse vivendo, per la seconda volta, la fine della società occidentale.
Centinaia di morti, poliziotti asserragliati, difficoltà di comunicazione, Parigi era stata colpita al cuore. Colta di sorpresa.
Lo stadio. I bar. Le ‘terrazze’. Il teatro Bataclan.
Un’intera città piegata al volere di un gruppo di spietati terroristi, di feroci criminali, di pazzi furiosi senza un minimo di pietà. Gesti folli compiuti su persone innocenti.
La docu-fiction è costituita da tre puntate, sono state intervistate vittime superstiti di quei terribili momenti.
Ognuno di loro oggi cerca di condurre una vita normale, ma quanto è difficile andare avanti senza pensare a tutto quell’orrore? Come dice anche qualche intervistato è quasi impossibile.
Quando la morte ti sfiora ringrazi per essere rimasto, ma un senso di scoramento ti pervade per sempre, una macchia di inchiostro nero che sporca irrimediabilmente il foglio.
Non è un incidente mancato, l’auto che si ribalta e tu esci illeso, sono state ore, nel caso degli ostaggi del Bataclan, in totale balìa di menti criminali. Ti rendi conto di essere stato vittima di un progetto più grande e la diffidenza si insinua come un blocco nelle normali attività giornaliere.
Attimi vissuti a fianco di esplosivi, di uomini bomba, pronti a farsi saltare in aria alla minima cosa sbagliata.
Come lo dimentichi tutto questo?
Mentre Parigi cercava di resistere all’assedio, ed era chiara la gravità delle azioni, noi miseri spettatori però non avevamo la percezione di cosa significasse avere un’intera città sotto scacco.
Una metropoli, non un paesino.
Centralini delle forze dell’ordine impazziti, interventi continui, tutte le squadre possibili in azione. Un dispiegamento di forze militari, di polizia, di vigili del fuoco indescrivibile. Gli ospedali stracolmi, i medici ovunque.
Qualcosa a cui nessuno era preparato fino a quando non è successo.
Le esplosioni sono avvenute in quattro punti della città partendo dallo Stade di France, arrivando al Bataclan.
Il documentario ripercorre tutte le tappe degli attentati coinvolgendo di volta in volta chi era presente, o ha avuto vittime in quel determinato luogo.
Quello che ricordano terribilmente le vittime, oltre novanta morti solo al Bataclan è l’incessante squillare dei telefoni cellulari. Immaginate centinaia di telefoni all’interno di un teatro che iniziano a squillare all’unisono. Già quello potrebbe essere il suono della pazzia, poi arrivano le mitragliate, gli spari, l’odore dei co(r/l)pi.
Emozionanti le immagini alla fine del concerto voluto dagli Eagles of Death Metal, che da lì hanno fatto ripartire il loro tour, emozionante il racconto del testimone che dice che a un certo punto si è accorto di un uomo anziano che sembrava quasi fuori luogo in quel posto, salvo poi capire che molto probabilmente fosse il genitore di una delle vittime, che in quel concerto, per una volta ancora stava ritornando in contatto con la persona persa per sempre.
Il documentario è girato da Jules e Gédéon Naudet, ed è montato in maniera toccante.
Se siete interessati a scoprire di più non vi resta che guardarlo. Sapendo che non si può fuggire la durezza delle cose che accadono.
(photo fonte web)

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