
La scorsa settimana mi è capitato di accompagnare un’anziana signora alla ricerca della tomba del suo caro marito nel cimitero più grande e incolto della città. La povera donna aveva perso l’orientamento un po’ per il cado, un po’ per l’età e un po’ per il disordine che regna sovrano nel giardino dell’eterno riposo.
Se ”l’invasione delle rane dai corsi d’acqua” è una delle dieci piaghe d’Egitto, “Riomaggiore” una delle Cinque Terre e Talia il nome di una delle tre Grazie figlie di Zeus, il degrado in cimitero rappresenta, senza alcun dubbio, un punto morto tra le decine di tombe divelte! Eppur si muove…
Benché sinonimo di trascuratezza e di abbandono, infatti, il degrado serpeggia florido tra lapidi, marmi ed epigrafi tombali. Piante, arbusti, erbacce, fiori recisi e fiori di plastica sbiaditi incorniciano questa macabra scoperta!
Così può capitare che quel tanto sospirato e sofferto epitaffio scolpito su una lapide in onore di nonna Ada, si trovi ora nel loculo riservato al caro estinto ragionier Sergio di anni 27; oppure che la croce di marmo sulla tomba della piccola Lucrezia, divelta da mesi, funga ora da crocicchio per coloro che si trovano di passaggio su quello specifico pezzo di terra; o ancora, che i fiori posati con cura sul posto n. 636 nel campo 2, in memoria del bel davanzale di zia Luigina, siano ora tra le pa(l)le utilizzate per scavare la fossa dell’audace Gustavo, solito andar di fiore in fiore.
E poi, c’è il degrado in cui versa l’uomo moderno: quello fisico che coinvolge l’ambiente in cui vive e quello spirituale che stravolge l’ambiente in cui, pare, vivrà.
Le città dei vivi e le città dei morti si assomigliano sempre di più, sotto vari profili: inquinamento -soprattutto “rifiuti” umani-; congestione del “traffico”; congestione delle attività fino alla paralisi totale delle “funzioni”; perdita di “paesaggio”; perdita di comunicazione umana, ovvero “segregazione sociale” e “silenzio di tomba”.
Il parente, l’amico o il conoscente del defunto spesso vive, cioè raramente vive! Sepolto da impegni pressanti, si abbandona arrendevole alla volontà degli altri, di conseguenza, trascura la famiglia in terra così come quella in cielo. Un vero mortorio.
Il defunto, invece, è scientificamente morto e sepolto, ufficialmente deceduto, umanamente abbandonato e trascurato; infatti, non vale la pena parlarne!… “dalla vita non se ne esce vivi”!
Carpe diem

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