
Ecco la terza poesia della raccolta: “Echi”. L’impotenza di alleviare il dolore si trasforma in sogno salvifico. In un percorso al contrario in cui regredire guarisce se stessi e chi si ha davanti.
Sei qui
anestetizzata
fragile
non scivolare nello specchio
a reiterare
la mia richiesta inutile

Il bozzolo di vetro
incandescente
modula a larghe mani
la tua vita dolce
Nel ventre rappreso
ascolto l’eco
dipanare i giorni
in setacci d’argento
(Il canto di mia madre
al traguardo dei sogni non s’arrende)

Perché non lasci qualcosa di scritto?