
Premessa
Per cogliere nitidamente i rintocchi dell’orologio che segnarono le ore felici della Scuola petroniana di fine Novecento è necessario porre – come gli indiani – l’orecchio al suolo per cogliere i consensi e i plausi rivolti ai suoi patrimoni culturali e didattici.
Questo il romanzo pedagogico della città delle due Torri, la sua storia formativa piena di medaglie d ’oro zecchino. Soltanto osservando la sua sfera di cristallo è possibile decifrare i suoi punti di forza aperti al futuro. Lo faremo, sfogliando alcune foto-ricordo. A partire da quelle che documentano il fecondo incontro tra la Pedagogia popolare e la Pedagogia accademica. Per loro merito, sono nati i modelli/top della Scuola di base apprezzata e lodata in Europa per l’originalità e l’aristocrazia del suo abbigliamento formativo.
È doveroso fare quattro passi indietro. E rileggere una stagione dal cielo popolato di rondini dalle ali lunghe e sottili che cinguettano tutt’oggi la nascita della Primavera scolastica italiana. Parliamo di un tempo da non rimuovere. Durante il quale due Pedagogie si allearono per denunciare – tramite autorevoli megafoni – un sistema di istruzione sempre più discriminatorio, autoritario ed enciclopedico. Una macchina del vuoto incapace di fornire alle giovani generazioni gli strumenti intellettuali, etici e sociali necessari per pensare con la propria testa e per sognare con il proprio cuore. Simbolicamente, gli anni ottanta del Novecento inaugurarono l’età dell’oro della Scuola di base: stagione che stipula un patto/alleanza tra due Pedagogie medagliate.
La Pedagogia popolare riceve l’onoreficienza al merito per avere dato il mare a tre velieri di nome Scuola dell’infanzia (il suo albero maestro si chiama Nuovo indirizzo didattico), Scuola elementare (il suo albero maestro si chiama Tempo pieno) e Scuola media (il suo albero maestro si chiama Tempo prolungato).
La Pedagogia accademica, a sua volta, riceve la medaglia al merito per avere ingioiellato la Scuola di base di tre pietre preziose: il diamante Scuola democratica, lo smeraldo Scuola dell’integrazione e il rubino Scuola aperta.
CONTINUA…

Perché non lasci qualcosa di scritto?