

Da pochi giorni è uscito il mio secondo romanzo “Ossessione” e posso garantire che l’emozione, l’attesa, il dubbio, l’eccitazione e l’euforia sono state le stesse della prima volta, quella in cui è uscito “Ipotesi” a novembre 2015.
Allora si trattava di dare voce a innumerevoli personaggi –diversi per età, sesso, professione- che interrogati da una sedicente giornalista con una domanda “Qual è il motivo per cui ti alzi al mattino?” raccontavano ognuno una storia intrisa del proprio vissuto, dei propri bisogni e dei propri desideri.
Ora invece, i personaggi sono quattro, due coppie di coniugi e le voci che escono dal romanzo per dare vita alla storia sono solamente due: quella del narratore e a quella di Lara. Il narratore racconta, Lara scrive… scrive lettere, in forma di mail a Mauro, l’oggetto della sua ossessione.
Oggigiorno è facile giudicare una persona, ancora di più una donna, e ancor di più se questa ha dei comportamenti sessuali discutibili, come la protagonista del libro.
Ma quanta fragilità, solitudine e insoddisfazione vi è spesso dietro un atteggiamento che cela solo un corazza, una difesa per la paura di soffrire davanti al sentimento più grande, quello dell’amore? Dall’apparente superficialità dell’infedeltà di Lara, si scopre a poco a poco, tramite le lettere inviate a Mauro la sua profondità, i diversi strati del suo cuore e gli aspetti più reconditi della sua anima, riscoprendo in lei anche una donna sensibile e appassionata. Lara è una donna determinata ma che, come tutti, nei sentimenti trova il proprio punto debole, davanti al quale arriva perfino ad autodistruggersi, a esaurirsi e a perdere dignità. Questo, però, non è il vero amore e fortunatamente lei se ne accorge in tempo, inviando l’ultima ed estenuante lettera di addio al proprio amante. Un amante, Mauro, altrettanto insoddisfatto e rassegnato, che trova sfogo in numerose relazioni extraconiugali, senza mai essere totalmente appagato.
Può l’amore diventare ossessione? E quando questa sfiora la follia?
Sullo sfondo della narrazione ci sono Lara e Mauro, i loro coniugi, i figli, gli animali domestici e un desiderio naturale di dare e ricevere amore.
In primo piano, invece, c’è l’anatomia di un’ossessione. Quel desiderio naturale che affonda le radici nella parte più profonda e oscura di ciò che in apparenza è solo un bisogno fisiologico, si trasforma in qualcosa che sfugge alle regole della logica e della ragione.
C’è l’ossessione di Mauro, necessaria per dare un senso ad una vita consumata nella rassegnazione; c’è l’ossessione di Lara, necessaria per incanalare un’energia vitale esplosiva e c’è l’ossessione di Costanza, moglie di Mauro, necessaria per creare l’illusione di un classico triangolo amoroso. Ma questo non è un triangolo amoroso perché c’è anche l’ossessione di chi scrive, necessaria per raccontare questa storia. Una storia che finisce male, con un omicidio.
Vite spezzate. Quelle di chi muore e quelle di chi resta.
E’ una storia di emozioni e di sentimenti che già sul nascere deraglia dai binari tradizionali di un’avventura extraconiugale, spesso banale e prevedibile. Fuori da ciò che è umanamente comprensibile o considerato solo accettabile c’è il terreno scivoloso e affascinante della follia. Lì ogni tentativo di placare ansie e colmare lacune esistenziali è vano. Non ci sono parametri oggettivi di riferimento. Bene e male, giusto e sbagliato, sogno e realtà sono solo percezioni soggettive.
Lara e Mauro: esseri umani sull’orlo dell’abisso, come tutti d’altronde. Di fronte all’abisso che custodisce il mistero dell’esistenza alcuni chiudono gli occhi; altri guardano altrove, ma c’è anche chi vuole vedere e si accosta pericolosamente al ciglio. Sta lì, in bilico sulle ali del dubbio: andare o restare, attratto e allo stesso tempo respinto da una forza più ipnotica e intensa di quella di gravità. Se resta, continua una vita normale fra regole e convenzioni sociali, se va, non fa più ritorno e solo un romanziere può raccontare ciò che accade.
L’ossessione è fatta di morbosità che si insinuano nei circuiti sinaptici alterandone i processi di formazione e rimodellamento. Pensieri ed azioni non hanno più autonomia. L’ossessione se ne fotte del ritmo circadiano. Lei è lì, sempre. Durante il giorno così come di notte. Lei è lì al mattino quando ti guardi allo specchio cercando qualcosa di familiare. E’ lì quando urini, quando ti vesti, quando mangi e quando fai l’amore. E’ lì quando piangi, quando vomiti, quando lavi i pavimenti, quando vai a letto la sera… e quando pensi di dormire dopo notti insonni passate a dialogare con lei. L’ossessione non conosce la stanchezza e non è indulgente. L’ossessione non ha limiti perché è qualcosa che i limiti li ha già superati.
Foto: Francesco Bruni

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