

Pensieri di un aguzzino nei confronti delle sue vittime:
“Tutte uguali.
Dicono di amarti, ma fingono; dicono di esserti fedeli, ma fingono; dicono di si, ma fingono. Non sono luoghi comuni, non è una barzelletta e non è la premessa di un trattato di genere. Questa è la realtà: le donne sono tutte uguali. Generalizzare, in tale contesto, è d’obbligo! anche se alcuni “esperti” dicono che la realtà è solo una rappresentazione della propria percezione, pertanto qualcosa di soggettivo. Stronzate. E anche se altri “esperti”, invece, parlano di punti di vista… Stronzate pure queste.
La realtà è una sola e il punto di vista, per chi ci vede bene, anche! Se, invece, piace filosofeggiare, o meglio, piace fantasticare -perché incapaci di contrastare l’ebetudine dell’esistenza in altro modo- allora, le cose cambiano. Si può ipotizzare che la terra abbia la forma di un gigantesco quadrato, ma in realtà –nella realtà oggettiva- è invariabilmente tonda; si può credere di essere immortali, ma sappiamo bene che diventeremo polvere o cenere e si può pensare che una donna, quella donna, la tua donna, sia diversa da tutte le altre, ma è pura illusione.
Sarà la genetica a renderle omologabili, oppure la tradizione millenaria o ancora, la malafede, chissà, ma da che mondo è mondo, nel campo sentimentale, nell’amore, nelle dinamiche della vita di coppia e tra le quattro mura domestiche, le donne sono tutte uguali.
Definite il “sesso debole”, il “gentil sesso”, “entità inimitabili” capaci di dare la vita, le donne sembrano essere creature preziose da difendere e da venerare, eppure, possiedono una forza interiore ben più potente di quella fisica che spesso, addirittura, supera quella di un uomo. Con uno sguardo, un gesto, una parola, oppure con un silenzio, sono capaci di annientarti, sia dal punto di vista psichico che da quello fisico.
Di norma, non usano l’accetta, forse perché sono davvero il “sesso debole”, ma con la ragione, con il pensiero e con la suggestione sono in grado di penetrare così a fondo in un essere umano da privarlo di qualsiasi capacità di intendere e di volere, se non quella, a volte, di volere la fine. Il senso di colpa che riescono ad instillare nella loro preda di turno è una bomba ad orologeria. A volte, l’uomo si trasforma in una bestia ferita e attacca, altre volte, attacca e poi si ammazza, altre volte ancora si ammazza e basta. Toglie il disturbo in punta di piedi, già sezionato dal bisturi preciso e attento della sua fidanzata/moglie.
Certo, fa più scalpore parlare di una donna, magari giovane, magari incinta, magari disabile e magari pure immigrata che viene travolta dalla furia omicida -sempre gratuita- di un uomo qualunque, piuttosto che soffermarsi sulle vite spezzate di uomini che non hanno saputo reagire ai soprusi delle loro compagne e si sono suicidati, in silenzio. Eppure ce ne sono. Io non appartengo certo alla categoria, per l’amor di dio! Quelli non sono uomini, ma burattini nelle mani di donne invasate di un distorto delirio di onnipotenza -perfide registe improvvisate della grande commedia della vita-.
Io sono semplicemente un uomo, con pregi e difetti tipici di ogni essere umano maschio. Questa precisazione è importante, maschio. Spesso, infatti, il difetto dell’essere permaloso e irascibile lo manifesto con una reazione fisica, come fanno tanti altri maschi -visto che la dialettica o la capacità di persuasione non sono il mio forte-. Un ceffone, un calcio, un bacio rubato non sono più brutali di una parola o di un silenzio, sono solamente più semplici, immediati, diretti. Noi uomini non ci nascondiamo dietro maschere ipocrite, non istighiamo l’altro a prendere l’iniziativa, non miniamo la sua autostima e la sua dignità portandolo fino all’orlo di un precipizio buio e terrificante. No, noi prendiamo una decisione e interveniamo -a volte, in maniera esagerata- ma credetemi, ad un certo punto, l’esasperazione tracima. Naturalmente, tra noi ci sono anche i lord, i gentiluomini, quelli che a parole ci sanno fare, quelli che siccome non hanno usato l’accetta, vengono salvati dalla fauci dell’opinione pubblica, quando spesso sono più cattivi e più pericolosi di noi altri, burini da strapazzo.
Tutte uguali.
Parlo con voi, maledette sgualdrine! Fingete ingenuità, dolcezza e fragilità. Vi lasciate sedurre dall’apparenza e poi, annusata la bestia che si cela dietro all’uomo che avete sposato, gettate la maschera, e allora si scopre che il vero mostro siete voi. Voi, creature inimitabili capaci di dare la vita; voi madri premurose; voi mogli devote. In realtà, questo non si scopre quasi mai. Troppo furbe per superare il limite del consentito, troppo razionali per cadere nell’incantesimo dell’amore, troppo fredde per commettere un delitto. Professioniste nell’indurre il vostro uomo a farlo. Da lì alla follia, il passo è breve.
La chiamano violenza domestica, sapete? Ogni tipo di violenza fisica, psichica, economica e sessuale all’interno di una relazione affettiva viene chiamata così: violenza domestica. Si tratta di azioni e di comportamenti che mirano all’affermazione del potere e del controllo sull’altra persona, sul suo agire e sul suo pensare –sembra l’identikit della donna tipo, più che del burino-.
Dicono che tale violenza viene perpetrata quasi esclusivamente dagli uomini contro le donne, ma questa non è la verità! conosco decine di uomini violentati nel loro intimo e derubati di tutto: casa, soldi, lavoro, figli, dignità. Il dubbio, però è inevitabile: se, invece, quella fosse davvero la verità? se veramente gli uomini fossero delle bestie che si accaniscono senza motivo sulle loro partner? ve lo siete mai chiesti il perché di tanta aggressività? Forse è meglio di no.
Le questioni, infatti, sono solamente due. O l’essere umano maschio ha un difetto genetico –in potenza tutti assassini- oppure, quello ad avere il difetto genetico è l’essere umano femmina –in potenza tutte sgualdrine-. In entrambi i casi un bel casino per chi ha messo in piedi questa commedia della vita in cui ci ritroviamo ad essere contemporaneamente vittime, carnefici, prede, cacciatori, deboli e forti nei confronti di un altro essere umano.
Acido, fuoco, silenzi, parole, suggestioni… armi diverse che possono comunque portare alla morte.
Tutte uguali, o meglio, tutti uguali, senza distinzione di genere”.
Questo articolo fa seguito a “Cicatrici invisibili” pubblicato l’11 febbraio.

Complimenti Erica! Condivido la tua analisi !