
Jim Jarmush ci racconta gli Stooges, la band di Iggy Pop che a cavallo tra gli anni sessanta e i settanta fece una musica fino ad allora sconosciuta, che poi inflenzò tanto rock che sarebbe venuto. Un gruppo folle e unico raccontato a posteriori dai sopravvissuti a un sogno che poteva realizzarsi solo a tratti.

Gimme Danger
Regia: Jim Jarmush
Titolo originale: Gimme Danger
Paese: USA
Genere: Documentario
Durata: 108 minuti
Con: Iggy Pop, Ron Asheton, Scott Asheton, Dave Alexander, Jim Ostenberg, James Williamson
Consigliato: ai fans di Iggi Pop,ai fans degli Stooges, a punk e post punk, a chi ama gli anni sessanta e settanta, ai sopravvissuti, a chi non ne ha mai sentito parlare
Sconsigliato: a chi non è uscito dal tunnel della droga, a chi vuole vivere solo negli anni ottanta, a chi non è sopravvissuto, a chi sa già tutto

Iggy Pop affronta il pubblico come solo lui sa fare
Jarmush ricostruisce la storia degli Stooges attraverso interviste ai membri della band realizzate negli ultimi anni, ma è grazie alle magnifiche immagini di repertorio, soprattutto di concerti, che riesce a rendere l’idea di cosa fosse questa band. I pochi filmati d’epoca arrivati a noi ci mostrano l’impatto che potevano avere sul pubblico questi ragazzi di Ann Arbour nel Michigan, girarono gli Stati Uniti per un breve periodo che va dal 1969 al 1974 sfornando una musica che prima non si era mai sentita e concerti che erano performance folli e provocatorire. Cresciuti in famiglie decisamente disfunzionali (i genitori di Iggy Pop vivevano in una roulotte, il padre degli Asheton era un reduce di guerra che gli regalava cimeli nazisti) i quattro Stooges non sapevano bene cosa fare, ma lo fecero fino in fondo non essendo interessati a nulla di cui la società e il mondo della musica potevano offrirgli.
Il film comincia dalla fine, dall’inevitabile scioglimento della band durante il tour di Raw Power nel 1974. Schiavi di varie dipendenze a volte riuscivano a suonare, a volte no. Ma quando ci riuscivano colpivano fortissimo.
Poi ripercorre le varie tappe, dagli esordi ad Ann Arbour fino alla registrazione di Raw Power a Londra, quando il mondo della musica li isolò, gli impedì di suonare e di farsi vedere in pubblico fino ad abbandonarli nello studio dove da soli e disorientati registrarono quel pugno nello stomaco che è Raw Power, il terzo e ultimo album degli Stooges.
Le interviste e i ricordi sono soprattutto di Iggy Pop, l’unico sopravvissuto del quartetto iniziale, composto dai fratelli Ron e Scott Asheton (chitarra e batteria), da Dave Alexander (basso). A tratti nostalgico e commovente, autoironico e sorprendentemente lucido quando gli affiora qualche ricordo e quando butta ciò che era da buttare (l’eroina) e salva quello che c’è da salvare. Che è tantissimo. Oltre alla musica che ci hanno lasciato, a lui restano l’amicizia e il ‘comunismo’ di una band che divideva tutto e che non si omologava mai con nessuno.
Non ci sono interviste dell’epoca, né interventi registrati ai tempi della band. Probabilmente non ne esistono, in pochissimi ne parlavano, pochi giornalisti li cercavano. Così possiamo vedere come sono oggi (o purtroppo come erano pochi anni fa) i fratelli Asheton e James Williamson. Qualcuno segnato dal passato, qualcuno che ne è uscito, ma che al momento della chiamata di Iggy per la reunion del 2003 non ha potuto che rispondere con entusiasmo.
Il film fa la gioia dei fans e colpisce chi non conosce la band. Se chi non ha mai ascoltato gli Stooges potrà trovarsi disorientato davanti a nomi che probabilmente non gli dicono nulla, non potrà non venire travolto dalle immagini dei vecchi concerti e dalla follia di questi personaggi che restano unici per inventiva, carisma e spontaneità.
Certo il film avrebbe dovuto osare di più, ci lascia solo intuire quanto fossero autodistruttivi e fuori dagli schemi, ma a noi basta vedere Iggy sanguinare sul palco e muoversi come un iguana, saltellare come un folletto impazzito, muoversi a carponi col suo collare da cane per intuire cosa fossero gli Stooges.
Il film è un atto d’amore verso questa band unica, verso questi personaggi folli e scapestrati che probabilmente non sapevano bene cosa facevano, ma che erano in grado di suonare e dare spettacolo come mai nessuno aveva fatto. Per Jarmush The Stooges è la migliore rock band della storia, forse ha ragione, forse no. Sicuramente sono stati unici. Non sono stati capiti, ma non hanno neanche fatto nulla per farsi capire. Forse non l’hanno capito neanche loro come ci lascia intuire l’intervista finale in cui Iggy ci spiega che cosa non sono mai stati, ma quando inizia a dire cosa erano, noi possiamo solo ascoltare la loro musica.

Bellissimo. Mi è piaciuto davvero molto
Semplicemente grazie per aver scritto questo bel contributo, che mi riporta tra l’altro alla mia amata adolescenza.