
Dopo un ardente debutto americano con “Drive”, Nicolas Winding Refn è diventato subito più che un cineasta un marchio di fabbrica. Ma il suo secondo film “Solo Dio perdona” è stato ricevuto meno gentilmente dalla critica e dal pubblico. Nonostante ciò le speranze di tutti erano alte per questa sua ultima opera: “The Neon Demon”. La narrazione di Refn questa volta è scintillante come nella sua opera prima o solo un deludente abbaglio? Un po’ tutt’e due.

The Neon Demon
Regia: Nicolas Winding Refn
Soggetto: Nicolas Winding Refn
Sceneggiatura: Nicolas Winding Refn, Mary Laws, Polly Stenham
Paese: Stati Uniti, Danimarca, Francia
Genere: Horror, sangue e modelle
Durata: 117 minuti
Interpreti:
Elle Fanning: Jesse
Abbey Lee: Sarah
Desmond Harrington: Jack
Christina Hendricks: Jan
Jena Malone: Ruby
Bella Heathcote: Gigi
Karl Glusman: Dean
Keanu Reeves: Hank
Alessandro Nivola: stilista
Consigliato a: piccole stelle in cerca di notorietà, hipster amanti dell’elettronica, fotografi professionisti
Sconsigliato a: modelle di una certa età, Enzo Miccio, i fan della Milano Fashion Week


Altri personaggi fanno brevi apparizioni, da Jan (Christina Hendricks), il capo dell’agenzia di modelle, a Jack (Desmond Harrington), un fotografo di gran fama molto sinistro. Sin da subito è palese che chi incontra Jessie si innamora della sua candida bellezza; gli unici personaggi immuni al suo fascino sono Gigi e Sarah, le quali, essendo modelle, fiutano da subito la ragazza nuova in città come una minaccia. Refn mette il pubblico in una posizione difficile: da un lato stiamo interiorizzando il film come una critica al mondo della moda, e dall’altro siamo di fronte alla Fanning e ci chiediamo perché tutti si innamorano di lei. Jessie è bella e pura come una piccola Lolita, ma non è certamente più bella rispetto alle altre modelle che vediamo. Il pubblico è quindi superficiale? O non riesce ad assistere a qualcosa che i personaggi vedono? E’ Jessie il demone del film, emanante una sorta di fascino diabolico? Quando Refn allude a questo in una scena splendidamente girata in cui il volto della giovane modella si triplica allo specchio incorniciato da un magnifico gioco di suoni e luci, il film comincia a farsi più interessante. Ma le citazioni horror che Refn fa, ovviamente riferendosi visivamente a “Carrie” in particolare, non vanno mai molto lontano. Quando ci si aspetta che qualcosa di soprannaturale accada, lo spettatore viene riportato alla realtà con un prosaico tonfo.
A livello visivo (registico e fotografico), come tutti i precedenti film di Refn, “The Neon Demon” è incredibile. I soli titoli di testa sono un esempio di virtuosismo cinematografico, e il regista continua a giocare con il colore e la luce per tutto il film in un modo che toglie il fiato. Cliff Martinez compone di nuovo la musica: i riff elettronici snervanti ed in continua espansione accompagnano il party visivo di Refn. Elle Fanning è estremamente lenta nei movimenti tanto da ricordare le protagoniste de “Il giardino delle vergini suicide”. Da non dimenticare il cameo di Keanu Reeves come lo squallido proprietario del motel dove alloggia Jessie. Heathcote e Lee dimostrano anche loro di non essere solo delle belle facce con la data di scadenza.
Ma che dire della storia? Di certo non ci si aspettava del realismo sociale da Refn, ma un po’ di narrazione credibile non sarebbe guastata. Come mai un’affermata make-up artist di Los Angeles che lavora con i fotografi più importanti avrebbe bisogno di un secondo lavoro come truccatrice di cadaveri? E per quanto riguarda la rappresentazione delle donne che abitano questo mondo (“Io non so ballare, non so cantare, non so scrivere, non so fare nulla. Ma sono carina e questo lo posso sfruttare per fare soldi”)? Refn è un voyeurista misogino? Dalle modelle sotto la doccia intrise di sangue, allo stupro, attraversando sfumature lesbo e necrofilia, questo film puzza molto di misoginia. Sembra non essere Jessie la creatura demoniaca, ma tutte le altre donne del film e l’insistente simbolismo schiaffato sullo schermo ogni due per tre sembra voler farci capire proprio questo.
Un non troppo sanguinoso pasticcio patinato, tanto deludente quanto brillante questo “The Neon Demon” ad opera di Nicolas Winding Refn. Comunque una lavanda gastrica avrebbe funzionato meglio.

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