
Sì, lo confesso: ho un altro.
Questa relazione, però, è iniziata prima che conoscessi mio marito; dunque, tecnicamente, non sono sicura possa essere definito un “tradimento”. D’altra parte, è anche vero che gli dono tutta me stessa, anima e corpo, senza riserve.
Quando ci incontriamo perdo il contatto con la realtà. Mi dissolvo come una medusa spiaggiata; preda consapevole di un’abulica indolenza, irrimediabilmente attratta e in breve paralizzata dalla sua trasparenza insondabile.
E’ lui che detta le regole del gioco; è lui che decide se e quando; è lui che mi induce ora negli abissi dell’anima, ora ai vertici dell’estasi. Io mi lascio trasportare; lo assecondo e lo rispetto manifestando esplicitamente, tuttavia, la mia carica emotiva.
Lui è l’ultimo pensiero della sera ed è il primo pensiero del mattino; è il sogno più inebriante della notte. La sera mi domando se l’indomani potrò nutrirmi della sua presenza, mentre al mattino, appena sveglia, già so… so se staremo insieme.
Alimentiamo il nostro rapporto all’alba; prima che il corpo riceva il cibo della colazione, prima che la luce dei lampioni sulle strade si smorzi, prima ancora che sorga il sole.
Quando piove, soffia bora o fa tanto freddo, lui comunque si concede; io, però devo rinunciare, è troppo rischioso. Decide lui, anche se apparentemente scelgo io. Qui non si tratta di coraggio, determinazione o amore, è una questione meramente pratica -nessuna poesia- questione di sopravvivenza.
A volte, il fatto di non poter essere penetrata dalla sua immensità mi disorienta, sembra quasi che manchi qualcosa alla giornata; per non parlare poi di quello che viene a mancare dentro di me.
Ho bisogno di lui più dell’aria che respiro. L’ossigeno mi mantiene in vita, certo, ma vivere con la consapevolezza di quanto sia straordinario “essere” senza, tuttavia, poter “essere”, è come guardare senza vedere. Si galleggia apatici… boe da ormeggio.
Altre volte, invece, basta uno sguardo, anche da lontano e mi tranquillizzo. Di lui posso fidarmi. So che c’è; so che per me ci sarà sempre.
Il nostro è un rapporto complesso: io sono esuberante, passionale, volitiva, risoluta, ma anche dolce, paziente e riflessiva; lui, invece, è tanto! scostante, mutevole, instabile, freddo, “lunatico”, ma anche generoso, avvolgente e rilassante.
Quando è burrascoso l’irruenza che sprigiona mi imbarazza, eccitandomi al tempo stesso; quando, invece è placido vengo completamente avviluppata nella sua quiete.
Pochi istanti di amplesso sono sufficienti a creare in me una sorta di ebbrezza, un turbamento mentale che lentamente si trasmette al corpo; lui impregna ogni mia infinitesima fessura che mi ostino, deliberatamente, a lasciare aperta.
Desidero con tutti i sensi “affogare” nella sua “esperienza”; mi nutro con avidità della sua energia e divento partecipe della bellezza dell’universo. Sono morbosamente affascinata dal suo ondivago soffio vitale che recapita ininterrottamente abbracci sensuali.
E’ comprensivo, mi accoglie sempre con grande indulgenza; così rassicurata, accedo alla mia parte più intima, quella che tengo gelosamente nascosta anche a me stessa.
Una volta fatte vibrare le corde dell’anima, comincia la musica: limiti, convinzioni e costrizioni si sgretolano come un’onda che si infrange sugli scogli. La mente si rilassa, il cuore si apre ed io inizio a prendere coscienza del qui ed ora. Vivo nel presente, assaporo ogni istante ed ogni emozione. Passato e futuro sono soltanto percezioni mentali.
Lascio che lui si impossessi di me; a volte è dolce, altre è tumultuoso. Mi faccio penetrare senza resistenza incitandolo ad andare sempre più a fondo. Il mio buco esistenziale è abissale, ma lui, lui riesce a riempirlo; allora godo.
Godo l’incanto di esistere.
Lui è il mare, l’anima dell’universo liquido; io sono Aurora, il corpo di uno spirito libero. Siamo anima e corpo; legame indissolubile. Collante: una barca a remi.


Stupendo…l’ho letto d’un fiato. Mi sono inebriata delle sensazioni trasmesse. Perché anch’io amo il mare, con tutta me stessa…