
Siamo sul predellino d’ingresso del duemilasedici. Striscia di un anno nuovo che rintocca di mille rituali. Teatro di alti sentimenti non di rado archiviati negli altri mesi: la bontà, l’ascolto, gli affetti, la solidarietà. Sono giorni carichi di aspettative, di forti investimenti emotivi, di voglia di serenità e di richiami interiori.
Tra i tanti rituali, l’anno nuovo è anche la stagione dei doni: tempo intrigante ed eccitante dove si danno e si ricevono regali.
Travestito da Befana, consegno personalmente (tramite l’Undici) tre/doni ad altrettanti “attori” dell’odierna scolarizzazione di massa: il Ministro Stefania Giannini, gli studenti e gli insegnanti. La mia speranza è che apprezzino il pensiero e onorino i regali: giocandoli!
PRIMO GIOCATTOLO/REGALO. La vecchietta ingobbita lo dona al Ministro dell’istruzione (e alla Buona Scuola: BS).
Per giocare a che cosa? Di certo, non alla Scuola/azienda, fabbrica di giovani “utili” al mercato del lavoro, con la quale si è baloccata per un anno e mezzo nelle stanze di viale Trastevere. Ma una Scuola/cultura, popolata di giovani forniti di un pensiero plurale: priva di ticket di ingresso (perché gratuita) e di tagliole di discriminazione-selezione sociale (perché garante del diritto allo studio per l’intera utenza).
Il nostro biglietto di auguri porta scritto questo invito. Scelga senza paura, Ministro, una Scuola/cultura perché è un giocattolo di grande godimento politico e intellettuale. Di più. Provi a portarlo in consiglio dei Ministri e faccia diventare quel luogo, battezzato/2016, una divertente ludoteca.
SECONDO GIOCATTOLO/REGALO. La vecchietta ingobbita lo dona agli Studenti dell’obbligo e del postobbligo.
Per giocare a che cosa? Di certo, non al ruolo di spettatori passivi a cui li relega la BuonaScuola: sia nella gestione democratica dell’istituto scolastico (campeggia un Preside assopigliatutto!), sia nei Programmi didattici dove gli allievi sono considerati pappagalli da ammaestrare tramite l’imposizione di saperi nozionistici e mnemonici indispensabili per superare i “quiz” predisposti dal Sistema nazionale della valutazione.
Al contrario, il regalo che la Befana consegna agli studenti è divertente e coinvolgente, perché li fa giocare alle loro identità esistenziali di soggetti/Persone: non-utili, non-mercificabili, non-oggettivabili. Possibile in una Scuola che li candidi a copiloti della loro avventura culturale che prevede di navigare anche nei mari della contesta-zione e dell’autogestione delle conoscenze: fino a sperimentare il megafono - pacifico – del dissenso culturale. Parliamo della rotta marina che conduce sulla spiag- gia dell’autoapprendimento nella quale si può costruire un castello di sabbia che porta il nome di “personalizzazione” delle competenze scolastiche. Vale a dire, un’istruzione sia al passo dei tempi-ritmi di apprendimento di ciascuno scolaro, sia in sintonia con i suoi registri linguistici (ristretti e/o elaborati) e con le sue strutture logico-cognitive (concrete e/o astratte, analitiche e/o sintetiche, induttive e/o de- duttive).
Il nostro biglietto di auguri porta scritto questo invito. Scegliete senza paura – studenti – i sentieri impervi della mente/plurale. Sono percorribili seguendo le forme del pensiero divergente, delle rotture cognitive, della trasgressione delle conoscenze imposte dai Programmi didattici nazionali.
TERZO GIOCATTOLO/REGALO. La vecchietta ingobbita lo dona agli Insegnanti del bel- paese.
Per giocare a che cosa? Di certo, non al ruolo di manovali dell’istruzione, ma piuttosto a quello di “architetti” di un Sistema formativo intitolato all’Autonomia. Pilotare (con gli studenti) la macchina dell’Autonomia significa guidare una vettura più efficiente e più efficace: di conseguenza, più equa nei confronti della sua variegata popolazione infantile e giovanile.
Intendiamo affermare che l’Autonomia può valorizzare l’allieva e l’allievo come soggetti/Persone nel nome della dignità delle sfere della vita personale: relazionale, affettiva, cognitiva, estetica ed etico-sociale. Come dire, la Scuola dell’Autonomia è libera di disegnare il proprio modello didattico tramite la flessibilità e la modularità dei suoi percorsi curricolari che possono prevedere – anche – graduali occasioni di autoapprendimento.
Il nostro biglietto di auguri porta scritto questo invito. Scegliete senza paura – insegnanti – la strada dell’Autonomia: lastricandola del rispetto delle “diversità” culturali. Possibile, a patto di promuovere una precoce e diffusa conoscenza e co-scienza multiculturale. Il che significa costruire progetti educativi finalizzati a preve- nire il sorgere di mentalità intolleranti nei confronti delle culture/altre. Ma come? Impegnando la Scuola a fungere da luogo di decondizionamento etnocentrico. Dove si smacchia e si azzera la formazione di stereotipi (pregiudizi, assiomi, dogmatismi) veicolati dal massmedia e dalla famiglia. Per espugnare l’obiettivo del decondiziona- mento etnocentrico, la Scuola ha il compito di archiviare il suo modello formativo “chiuso” e “isolante” nei confronti del mondo esterno.
Occorre dunque mettere in soffitta l’idea di aula/classe quale spazio totalizzante di alfabetizzazione e di socializzazione: ovvero, la lezione-lavagna-quaderno quale tridente didattico egemone e l’ambiente extramoenia quale irriducibile antagonista culturale.
Un’ultima riga augurale alle lettrici e ai lettori dell’11: Buon/2016!

Perché non lasci qualcosa di scritto?