
Domanda. Esiste un fil rouge, un retroterra identitario del radicamento antropolologico tra le tante missioni belliche anglo/americane nel continente africano e la pratica adultistica e autoritaria della Pedagogia inglese e statunitense? E ancora. La relazione gerarchica e asimmetrica genitori-figli può essere letta anche come punto-spia di un’antica vocazione aggressiva di questi due Paesi?
L’interrogativo raccoglie la mia condivisione. Ovvero, il largo sostegno dell’opinione pubblica americana e inglese al rullìo dei tamburi di guerra può avere la radice nel potere assoluto che quei Governi concedono ai genitori quando interagiscono con i figli. Questa maliziosa “interdipendenza” è scattata in noi quando, nelle ultime settimane, sono circolate alcune proposte legislative angloamericane nei tabloid a più larga diffusione. Tanto da percorrere in un attimo il giro del mondo. Ha aperto le danze la preoccupante proposta legislativa del Governo Cameron in Gran Bretagna, secondo la quale per combattere l’odierno ribellismo giovanile è necessario consegnare nelle mani dei genitori la potestà di premere il “grilletto” delle punizioni repressive, soprattutto corporali. I sempre più diffusi comportamenti di opposizione, disobbedienza e conflitto dei figli nei confronti di papà e mamma vanno energicamente contrastati – è la legge che parla – con manrovesci e scapaccioni. Il tutto allo scopo di ripristinare un ontologico ordine istituzionale tra chi comanda e chi ubbi- disce nella vita domestica.
Sull’onda delle iniziative legislative anglo/statunitensi sta volteggiando sulla stessa frequenza d’onda un florido business nordamericano, la cui merce è costituita da micro-occhi elettronici (una sorta di Grandi Fratelli azionati da genitori affamati a spiare i figli quando restano “soli” in casa): il tutto tramite una sofisticata sorveglianza garantita da microtelecamere, computer, controlli sonori. Queste forme di spionaggio a distanza sono pubblicizzate con successo – alle ingenue acquirenti galline dalla uova d’oro – perché alleviano i genitori dai loro sospetti e dalle loro paure. Di più, dalle loro responsabilità educative.
Detto questo, l’accensione ai genitori del disco-verde alle punizioni fisiche e alla cancellazione della privacy dei loro pargoli non può condurre a ingenue e superficiali generalizzazioni sull’antropologico spirito/bellico angloamericano. E stimola una riflessione indignata sul concetto di Educazione che campeggia in quei Paesi. La citiamo. A noi sembra non appartenere all’alfabeto pedagogico anglo/americano le parole al maiuscolo Dignità, Dialogo, Rispetto, Scelta e Libertà delle Persone.
Se privo di tale lessico pedagogico il mestiere di genitore diventa privo di senso e di significato. A meno che il ruolo parentale non venga sistematicamente utilizzato ad antenna di scarico per “rimuovere” le frustrazioni, gli scacchi e le umiliazioni patite quotidianamente nella vita professionale e privata. Alludiamo a contesti domestici dove si erogano sistematicamente linguaggi televisivi intrisi di conflittualità, aggressività e violenza. Certo, se il mondo domestico viene inondato di alfabeti mediatici, ai genitori non resta che abdicare alla loro genetica autorità formativa. Per questo, vorremmo che i babbi e le mamme inglesi e americani esplodessero, al più presto, una fragorosa ribellione sotto il segno di questa radicale scelta pedagogica.
No al potere del “controllo”, sì al potere del “dialogo”. Il no perché contiene il virus delle derive belliche, il sì perché contiene la speranza di una cultura di pace.

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