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L’ignoranza uccide, ma prima ti toglie tutto, gradualmente o di colpo. È il caso di Papa Francesco, la cui conoscenza del mondo infantile, e non solo, sembra essere pressoché inesistente, come si evince da un suo recente commento, espresso durante l’udienza generale di mercoledì 4 febbraio 2015 nell’Aula Paolo VI del Vaticano:
«Un buon padre sa attendere e sa perdonare, dal profondo del cuore. Certo, sa anche correggere con fermezza: non è un padre debole, arrendevole, sentimentale. Il padre che sa correggere senza avvilire è lo stesso che sa proteggere senza risparmiarsi. Una volta ho sentito in una riunione di matrimonio un papà dire: “Io alcune volte devo picchiare un po’ i figli… ma mai in faccia per non avvilirli”. Che bello! – ha commentato il Papa – Ha senso della dignità. Deve punire, lo fa in modo giusto, e va avanti.»
Il messaggio del Papa viene ascoltato da moltissime persone che potrebbero esserne influenzate e, nel peggiore dei casi – se già avvezze ai comportamenti menzionati – sentirsi autorizzate a ripeterli, senza tema di essere né punite né redarguite.
Che la questione sia più che delicata è fuor di dubbio; al fine di non fare passi indietro, è utile riportare alcuni concetti:
“[…] Nel corpo di un bambino che riceve uno schiaffo succedono le stesse cose che succedono nel corpo di una lepre aggredita da un cane, o in quello di un cassiere di banca che si trova davanti una pistola puntata. Il cuore si mette a battere più forte per pompare sangue e dare ossigeno alle strutture e agli organi necessari al combattimento o alla fuga; […] Nel nostro caso vi è anche un’aggravante. L’amor proprio del bambino riceve un colpo che viene vissuto come mortale. […]” [Lucio Della Seta, Debellare il senso di colpa, Marsilio Editori Venezia, 2005, pag. 116]
Un altro aiuto i più piccoli lo ricevono dal Consiglio d’Europa, secondo cui un esplicito divieto di infliggere punizioni corporali ai bambini deve essere incluso nella legislazione dei paesi europei. Dei 47 Stati membri del Consiglio, solo 22 hanno ratificato tale divieto nella propria legislazione, tra i quali non c‘è l’Italia, che a sua volta potrebbe incorrere in una procedura simile a quella subita recentemente dalla Francia, condannata per la violazione dell’articolo 17 della Carta europea dei diritti sociali, che prevede di “proteggere i bambini e gli adolescenti contro la negligenza, la violenza e lo sfruttamento”.
Inoltre, i disinvolti sostenitori dello schiaffo (e non solo) non tengono conto della variegata gamma di queste gratuite “percussioni”, strettamente legate alla forza dell’adulto e alla resistenza del bambino, sempre diverse.
È bene quindi ricordare a questi soggetti che gli strumenti di comunicazione per eccellenza sono l’ascolto e il dialogo, come rimarcato anche nella campagna promossa nel 2011 da Save the Children “A mani ferme. Per dire ‘No’ alle punizioni fisiche contro i bambini”, parte integrante del progetto “Educate, do not punish” finanziato dalla Commissione Europea.
Ma l’aspetto più grave dell’episodio è il dubbio che Papa Francesco non sappia come sia strutturata la società alla quale si rivolge, costituita da svariate tipologie di esseri umani, alcuni dei quali capaci di misfatti derivanti essenzialmente da una cattiva educazione ricevuta da piccoli.

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