
Imprenditori senza scrupoli, mafie varie e politici corrotti insidiano le nostre vite ma, a volte, sentono anch’essi una minaccia, il cui nome è “spirito di servizio”, soprattutto dai tempi del giudice Giovanni Falcone*, e quando gli capita di imbattersi in persone, o figure, che ad esso fanno riferimento – come a un faro – hanno reazioni che svelano altri retroscena, ma al contempo tentano quanto meno di isolare chi potrebbe disturbarli nei loro traffici, in senso lato o in senso stretto, come nel caso del sostituto commissario Roberto Mancini (nonché consulente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti della Camera). Grazie alle sue indagini (ha anticipato di 15 anni ciò che poi è stato il disastro della Terra dei Fuochi. Nel 1996 consegna un’informativa alla Procura di Napoli che verrà presa in considerazione soltanto nel 2011) si è potuto risalire, infatti, a molti traffici nord-sud di rifiuti tossici, i cui percorsi oggi riguardano l’Italia intera (come rimarcato anche dal dr. Antonio Giordano – oncologo e docente alla Temple University di Philadelphia – e dal giornalista Sky Paolo Chiariello nel recente libro Monnezza di Stato. Le terre dei fuochi nell’Italia dei veleni).
A causa dei numerosi sopralluoghi e accertamenti, perlopiù in discariche abusive, il sostituto commissario Mancini contrasse una malattia – il linfoma di Hodgkin – per la quale lo Stato stabilì un indennizzo di cinquemila euro (tra il suo tumore e le indagini svolte, era stato riconosciuto un nesso causale; ciò nonostante, nel luglio 2013 la Camera gli negò un ulteriore indennizzo).
Ma nel corso di questa seppur triste storia, Roberto ha potuto palpare con mano ancora sentimenti veri, come l’amicizia speciale di Fiore Santimone, che avviò una petizione alla quale aderirono 26.000 persone che – credo come me – si saranno sentite almeno utili ad alleviargli le pene, alla lettura di quel commosso messaggio:
“Vi scrivo dal letto dell’Ospedale di Perugia dove sono ricoverato a causa del tumore che mi affligge. Ieri sono state consegnate le vostre 26.000 firme al Consigliere politico del Presidente della Camera dei Deputati, On. Carlo Leoni e al Capo Segreteria della Presidente della Camera dei deputati, Dott. Fabrizio Castaldi. L’ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati si è impegnato nei miei confronti dando mandato al Collegio dei Questori della Camera di procedere all’istruttoria della pratica che mi riguarda. Ringrazio Change.org per l’iniziativa a mio favore, ma sopratutto ringrazio commosso tutti voi: decine di migliaia di persone che hanno sottoscritto la petizione. È un atto di speranza e la dimostrazione più completa che la solidarietà e la partecipazione esistono ancora. Grazie a tutti.”
Roberto, purtroppo, non verrà mai a conoscenza dell’esito di quelle richieste (ci ha lasciati nell’aprile scorso), che però vengono portate avanti con coraggio e determinatezza dagli amici di sempre, da sua moglie e sua figlia.
Nel mese di ottobre Monika, la moglie, utilizzando come chiave di contrattazione le nostre 75.000 firme, riusciva ad ottenere la risposta del Tribunale e ne consegnava il decreto al Ministero dell’Interno, che finalmente ha ora riconosciuto Roberto Mancini “vittima del dovere”. Al sostituto commissario inoltre è stata conferita la medaglia d’argento dal Capo della Polizia (ndt).
Le battaglie per Roberto, e per tutte le persone oneste, spesso vittime inconsapevoli, non sono terminate. Molte di esse, combattute attraverso le petizioni online (in ossequio all’art. 50 della Costituzione), sono destinate a lasciare un esempio, proprio come nel caso di Roberto Mancini, sua moglie Monika e sua figlia Alessia che, pochi giorni fa, lasciavano queste parole:
“Cari firmatari,
vi ringrazio di cuore da parte mia e di mia figlia Alessia per il sostegno nella battaglia affinché venga dato il giusto riconoscimento a Roberto Mancini. Finalmente il Ministero dell’Interno ha riconosciuto Roberto Mancini come vittima del dovere. Il suo importantissimo lavoro sul traffico di rifiuti tossici è servito a molte cose e adesso questo è ufficialmente riconosciuto. Non esiste indennizzo adeguato per l’assenza di mio marito e del padre di mia figlia, tuttavia è giusto che chi ha dato la propria vita per il bene di tutti, venga almeno omaggiato dalle istituzioni.
La nostra battaglia ancora non è finita, la Camera dei Deputati ancora non ci ha fatto sapere niente per questo spero ancora nel vostro appoggio.
Grazie, Monika e Alessia”.
Per chi abita nella Terra dei fuochi, come me, apprendere storie come questa è dilaniante. E alienante è vivere in bilico tra la vita e la morte, sapendo che persino chi, come Roberto Mancini, è morto mentre rendeva un servizio alla collettività, viene così ripagato dallo Stato, piuttosto che inchinarsi dinanzi a lui, alla sua famiglia, agli amici e a tutte le vittime di questa terra che ancora oggi combatte, e marcia, esattamente come poco più di un anno fa, in cerca di una soluzione che non arriva mai, da parte di quelle frange dello Stato che poi scopriamo colluse con chi genera denaro intriso di sangue, e nel frattempo lasciano deliberatamente un popolo allo sbando, facendogli perdere identità, senso sociale e civico, imprigionandolo e soggiogandolo senza vergogna, perpetrando antiche proibizioni ed aggiungendo gradualmente nuove deprivazioni fino all’assuefazione.
Note
* Al giornalista che gli chiede: “Chi glielo fa fare?” (riferendosi alla lotta alla Mafia che Falcone conduceva con tutte le sue energie, e in condizioni estreme) il giudice risponde: “Soltanto lo spirito di servizio”.

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