
Berlino, 1928. Il celebre mago Wei Ling-Soo mostra al pubblico come segare una donna in due, fa sparire un elefante, e trasporta se stesso da un sarcofago ad una sedia vicina. Sotto il muso giallo e i baffi finti si cela in realtà Stanley Crawford (Colin Firth), un rinomato smitizzatore di mistici fittizi e false medium.

Soggetto e sceneggiatura: Woody Allen
Paese: Stati Uniti
Genere: commedia, sentimentale
Interpreti:
Emma Stone: Sophie Baker
Colin Firth: Stanley Crawford
Marcia Gay Harden: Signora Baker
Jacki Weaver: Grace
Hamish Linklater: Brice
Consigliato a: prestigiatori, miscredenti e nostalgici degli anni ‘30
Sconsigliato a: Medium, chi possiede il quinto senso e mezzo, Adam Kadmon
Il suo vecchio amico e compagno prestigiatore Howard (Simon McBurney) gli si avvicina nel backstage delineandogli una proposta allettante. I Catledges, una ricca famiglia di Pittsburgh che ama passare le estati nel sud della Francia, sono stati rapiti dalle previsioni di una medium di nome Sophie Baker (Emma Stone). La matriarca Grace (Jacki Weaver) ha già deciso di finanziare una fondazione a nome della ragazza mentre il figlio Brice (Hamish Linklater), l’erede della fortuna, è talmente innamorato da fare serenate d’amore a Sophie chiedendola in matrimonio.
Howard ha già fatto del suo meglio per smascherare i trucchi dietro i poteri di chiaroveggenza di Sophie, ma senza alcun risultato. Può Stanley rinunciare alla sua vacanza alle Galapagos con la sua anima gemella Grace, per demistificare Sophie come una ciarlatana? Come bonus aggiuntivo, egli può visitare la sua cara zia Vanessa. Stanley, razionalista presuntuoso, è d’accordo: “Lei non mi può ingannare.”
Eppure una volta incontrata la radiante Sophie, non si può negare l’accuratezza delle sue cosiddette impressioni mentali. Ella chiede se lui viene dall’Oriente, parla di uno zio annegato e, correttamente, rileva una relazione segreta tra Vanessa e un membro sposato del Parlamento. “Più la guardo, più sono perplesso” ammette Stanley. Potrebbe Sophie Baker essere veramente un articolo genuino?
Dopo l’intensità dello scorso anno di “Blue Jasmine”, Woody Allen si ritira nella commedia spicciola di “Magic in the Moonlight”. Nonostante gli interessanti temi come il razionalismo contro il delirio di massa, la scienza contro la religione, la fede nella realtà contro la fede nella follia vengano sbandierati, questo non è un film filosofeggiante o che mette in chiaro una qualche sorta di ideologia (come fece ai tempi l’ottimo e passato in sordina “Basta che funzioni”). Questa è solo una commedia senza pretese che tenta di buttar li un po’ di magia nelle nostre vite.
Anche se Colin Firth e Emma Stone brillano individualmente, sono un po’ difficili da accettare come coppia romantica dato che la loro chimica è veramente scarsa quando le carte dell’amore sono messe a nudo sul tavolo da gioco. E’ più credibile e divertente rendersi conto della lenta erosione della razionalità di Stanley e la sua successiva visione Sheldon Cooperesca di Sophie come una persona da amare.
“Magic in the Moonlight” si trova saldamente in uno spettro mediano nella filmografia di Allen e, per quanto quest’opera non eccella come “Midnight in Paris” o “Match Point”, il suo fascino è innegabile. Darius Khondji cattura la luce naturale della Costa Azzurra, la colonna sonora è impeccabile (quasi da grande classico americano) e vi è una cura maniacale nei costumi da parte di Anne Seibel e Sonia Grande. Più che altro, “Magic in the Moonlight” si rifà ai film MGM sontuosamente prodotti negli anni Trenta e Quaranta e ciò non guasta mai.

Perché non lasci qualcosa di scritto?