
Provenivano luci d’ogni sponda
colme di immagini impresse sul guscio,
non un permesso per varcare l’uscio
un canto libero per rifratta onda.
Una lente oscurante, sferoidale
attenuato mi avrebbe quei bagliori.
L’illusione non smorza gli incisori
non un paravento in camera ovale.
Allora una corazza di metallo
al chiaro prisma avrebbe posto un freno,
in disuso figura accusatoria
il canto avrei riempito di baldoria
un punto senza luci, un vuoto pieno
solo di ricordi occupanti un ballo.

Questo componimento deliziosamente futurista merita un commento dell’autore!
Come, cosa, perché?