
C’è una strada che percorro molto spesso, la via Reale, che collega Ravenna a Ferrara. Mi capita di passare il tempo, finché mio marito guida, leggendo i cartelli sparsi qua e là che pubblicizzano diversi prodotti.È veramente una strada interessante, vi si trovano disparate notizie, per esempio si apprende che un certo signor Cavallo commercia in “Budella e affini”. Vi si possono acquistare diversi prodotti agricoli, come si dice oggi a chilometro zero, ovvero in maniera più specifica “Dalla nostra campagna alla vostra tavola”.
Ma la cosa veramente più interessante per una maestra che passi di lì accade in primavera, quando in molti punti lungo il percorso si vendono: cigliege, cilliege, ciliege e, meno male, anche ciliegie.
In molti mi hanno riferito la difficoltà di ricordare se il plurale di nomi che terminano con cia o gia, preveda la famigerata i nel mezzo, oppure no.
Infatti, se notate, si vedono spesso errori riferiti a questa difficoltà, anche sui giornali o in atti amministrativi. Pensate a quante volte si legge la parola “provincie” anziché “province”.
Eppure devo dire che in questo caso la regola è davvero semplice e facile da ricordare.
Facciamo qualche esempio: il nome salsiccia diventa salsicce, il nome provincia diventa province, il nome camicia diventa camicie; il nome spiaggia diventa spiagge, il nome valigia diventa valigie.
Ecco appunto, quando torno dal viaggio, come anticipato nel titolo, ho valigie di ciliegie in macchina, perché la ciliegia è il mio frutto preferito. Se poi ho comperato quelle pubblicizzate senza errori ortografici, mi sembrano ancora più buone.

Il mio blog si chiama una ciliegia tira l’altra: l’idea mi era venuta perchè anche io amo tanto questo frutto.
Non sai quante volte trovo tra le chiavi di ricerca la parola ciliege!!! mi rende un po’ triste vedere questa disattenzione per la nostra povera lingua
A dir la verità, nei nomi in -cia e -gia con la i non accentata, la regola di lasciare la i solamente se prima di -cia e -gia c’è una vocale, non è così limpida.
Secondo l’illustre Gabrielli, è una regola fittizia, senza alcun fondamento glottologico e nemmeno una tradizione, inventata per comodità; spesso funziona, ma non sempre.
Il vero motivo (cito sempre Aldo Gabrielli) se mettere o non mettere la i sarebbe di natura filologica, ecco perché i vocabolari danno come corrette, per esempio, sia ciliegie che ciliege, valigie e valige, o perché nel nostro testo costituzionale c’è la forma provincie, con la i, appunto!
Ma siccome, non possiamo fare una ricerca filologica ogni volta che ci tocca fare il plurale di questi nomi, Gabrielli consiglia di attenersi alla “regola di comodo”, tuttavia essere consapevoli che scrivere ciliege e valige non è sbagliato!