
Questo mese il diario si occupa prevalentemente di rivolte, terroristi che mettono la droga negli yogurt e altri avvenimenti epocali
11 febbraio 2011
11-02-2011 con questo meraviglioso palindromo cominciamo. E probabilmente sappiamo già dove andremo a finire. Perché, comunque, andremo a finire. Per ora però andiamo a cominciare.
Oggi ne sono successe un po’: in Egitto il presidente Mubarak ha ceduto e si è dimesso. Ora il potere passa ai militari che gestiranno il periodo di transizione.
A Milano il governo ha chiamato la folla a protestare davanti al tribunale per sostenere il presidente del consiglio. Si sono presentate alcune decine di persone, più o meno come alla Festa dell’Undici del 18 dicembre scorso, ma con un età media doppia della nostra (e noi eravamo vestiti meglio). L’evento ha comunque avuto una copertura mediatica eccezionale, tipo un quarto d’ora di TG1, 12 minuti di TG5 e titoloni su tutti i quotidian. Di noi invece ne abbiamo parlato solo noi, ma non ce la prendiamo e andiamo, come ogni mese, a parlare del mondo.
12 febbraio 2011
La rivolta nel magreb si estende. Ora tocca all’Algeria. AGI news
Effetto scontato delle rivolte nei paesi al di là del Mediterraneo: arrivano barconi pieni di disperati sulle coste italiane, soprattutto a Lampedusa. Come sempre si dice in questi casi “è emergenza”. Il ministro degli interni da’ la colpa all’Europa. L’Europa dice che non è stata interpellata. La Repubblica
13 febbraio 2011
Nelle piazze di oltre 230 città italiane si ritrovano oltre un milione di donne a rivendicare la propria dignità, la propria indipendenza e la diversità da come la maggioranza al governo dipinge la donna italiana. Unite, libere, diverse La Repubblica
14 febbraio 2011
Il Giappone lo ammette: il suo PIL è stato superato da quello della Cina che così diventa la seconda economia del mondo. Il Sole 24 ore
15 febbraio 2011
L’AD della FIAT Marchionne è ormai un disco rotto, ma degli investimenti promessi per ora non si vede un soldo La Stampa
Rito immediato per Berlusconi: per il GIP le prove sono schiaccianti: prima udienza il 6 aprile. La Repubblica
16 febbraio 2011
Il giorno della collera in Libia. E’ l’inizio della rivolta. Il Messaggero
17 febbraio 2011
L’Italia è il paese del G7 con la crescita più bassa. Il Corriere
18 febbraio 2011
La notizia del mese è la rivolta in Libia, che quando andiamo in linea è ancora lontana da una soluzione definitiva. Riassumiamo qui i principali eventi.
La rivolta in Libia dilaga. In Libia la ricchezza derivata dallo sfruttamento delle materie prime è distribuita più equamente rispetto agli altri paesi arabi, però quella di Gheddafi è una dittatura vera con un culto della persona del capo (e della sua famiglia) di stampo medievale (o berlusconiano).
Così in nome della libertà il popolo libico inizia a ribellarsi. Qua da noi le notizie che arrivano si riferiscono sempre a Gheddafi e alle sue reazioni, oppure alle conseguenze immediate che la caduta dei regimi arabi del Medirraneo hanno su di noi e cioè immigrati e rialzo del prezzo del petrolio. Se per l’Egitto si sapeva chi erano gli antagonisti di Mubarak e per la Tunisia non sapevamo neanche chi fosse Ben Alì, per la Libia è diverso. Di Gheddafi sappiamo tutto, è uno che si espone, un uomo di spettacolo e soprattutto il primo amico internazionale del nostro presidente del consiglio (insieme all’altro dittatore Putin). Dei suoi oppositori, anche dopo un mese di battaglie, di città conquistate, di vittorie, di bombardamenti, di stragi, di lutti, di miserie ancora non sappiamo niente.
Sappiamo però che tutte le più importanti città sono in mano agli insorti e che al di là della propaganda e dei tentennamenti internazionali il regime di Gheddafi vacilla.
L’Italia è il paese più coinvolto. Un po’ per la storia: abbiamo colonizzato la Libia prima con Giolitti e poi con Mussolini (e i libici ci marciano ancora). Un po’ per i necessari accordi con un vicino che ci aiuta a contenere i flussi migratori (in pratica gli diamo dei soldi, molti soldi, perché faccia lui il lavoro sporco). Un po’ perché siamo il primo paese al mondo per scambi commerciali con la Libia. E’ normale che l’Italia sia un po’ presa in mezzo tra l’amico Gheddafi ormai impresentabile e i propri interessi che l’amico impresentabile tutelava egregiamente.
Aggiungiamoci anche il rapporto di amicizia personale tra Berlusconi e Gheddafi che sono due personaggi molto simili sotto diversi aspetti. Berlusconi in un primo tempo dice che non vuole disturbare il suo amico Gheddafi, poi man mano che l’amico si indebolisce diventa sempre meno amico. Fino a quando l’amico Gheddafi non spara a zero contro l’amico che nel momento del bisogno si dimostra meno amico. Così il dittatore libico si lascia andare a frasi tipo “la menate tanto per una manifestazione di poche persone, mentre in Italia ogni settimana ci sono partecipatissime manifestazioni contro Berlusconi”, “se non si dimette Berlusconi, perché dovrei dimettermi io?”, “se vado via io resta solo Al Qaeda” . Però lui i manifestanti li fa bombardare dall’aviazione, usa i tank per contrastarli, brucia i pozzi di petrolio, minaccia i gasdotti. Ma i manifestanti resistono e hanno in mano quasi tutto il paese.
Gheddafi e i suoi figli dicono che non si arrenderanno mai ed hanno messo su il disco rotto che contro di loro ci sono ragazzi manovrati da Al Qaeda che ha messo delle droghe negli yogurt, che saremo invasi da milioni di africani, che non ci darà più il petrolio … le minacce sono forti, ma a questo punto sembrano un po’ spuntate.
Ad oggi, 11 marzo la situazione è questa:
le battaglie continuano. alcune città sono contese. Il controllo dei pozzi petroliferi è incerto.
Stati Uniti e Inghilterra alzano la cresta per incrementare la loro influenza nella zona
Francia e Inghilterra premono per un intervento diretto per aiutare gli insorti
Il ministro degli esteri italiani, arriva sempre per ultimo e dice per ora che l’Italia non interverrà.
Il prezzo del petrolio è schizzato ben oltre i 100 dollari al barile. Il costo dei carburanti ha toccato quote record. confindustria dice che tutto questo minaccia la ripresa.
I barconi carichi di disperati in fuga dal Nord Africa continuano ad arrivare. Non sappiamo come gestirli.
Vi aggiorneremo, più dettagliatamente, nel prossimo diario del mese
Gli aggiornamenti di Sky TG 24
Foto e video dalla Libia (Corriere)
3 marzo 2011
No all’election day. Per le amministrative si voterà il 14 e 15 maggio, per i referendum su nucleare, acqua, legittimo impedimento in estate. Gli interessi sono molto più alti dei 300 milioni che lo stato butterà . La Repubblica
4 marzo 2011
Un deputato zelante, Vitali, fa una proposta di legge per la prescrizione breve. Subito il deputato zelante, Ghedini, avvocato di Berlusconi, dice che è inutile che il Parlamento perda tempo in leggi che non sono di utilità immediata per il premier. La Repubblica
5 marzo 2011
I tagli alla scuola sono pesanti. CGIL Emila Romagna
6 marzo 2011
Il 2010 in Afganistan ha il funesto record di essere stato l’anno con più vittime civili dall’inizio della guerra, quasi 10 anni fa. WallStreetitalia
7 marzo 2011
Dicono che il metrò sia un mezzo pubblico economico. A Milano la terza linea è costata 9 anni di lavori e 72 milioni al chilometro Il Corriere
8 marzo 2011
Oggi è l’8 marzo come tutti gli anni l’8 marzo si festeggia … si festeggia .. la festa … bhe, insomma auguri.
Intanto il Senato italiano boccia una legge che prevedeva un minimo di quote rosa nei CDA delle società quotate in borsa. poi constata la figuraccia il giorno dopo si mette una toppa.
9 marzo 2011
Tra gli ultimi exploit degli scagnozzi del nostro anziano presidente del consiglio si segnala un tentativo di corruzione dell’anagrafe marocchina per falsificare la data di nascita di Ruby. Il Corriere
10 marzo 2011
Il governo presenta la riforma epocale della giustizia. Separazione delle carriere, due CSM con maggioranza dfi non togati, niente più obbligo a procedere … E’ una riforma costituzionele per cui iter lungo (ci vorranno un paio d’anni prima che sia approvata) e referendum confermartivo (impossibile avere la maggioranza di due terzi del parlamento). L’impressione è che questa riforma sia come spesso accade con gli annunzi ad affetto del governo un modo per distrarre l’opinione pubblica da altre malefatte più urgenti. Insomma il classico parliamo di figa. Così gli italiani guardano il dito invece di concentrarsi sulla Luna. La Repubblica
11 marzo 2011
Siamo arrivati a fine mese, iniziato con le rivolte epocali in Egitto e Tunisia e finito con l’altrettanto epocale assedio a Gheddafi (non si sa ancora come andrà a finire). Noi per non essere da meno ci abbiamo messo su una riforma epocale della giustizia che però se vedrà davvero la luce, saremo in un’altra epoca. L’epoca di questo diario è terminata. Siamo davvero stanchi, ma il mondo è in subbuglio: guardiamoci allo specchio ed assumiamoci le nostre responsabilità

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